La comunicazione è una realtà molto complessa. Non potrà mai esistere intesa completa tra due o più individui, giacché ognuno dei comunicanti si serve, per comprendere la realtà che lo circonda, delle proprie metafore (indotte dal proprio vissuto). Inoltre deduce nell’altro le proprie emozioni e i propri sentimenti, e ritiene che l’altro acquisisca il mondo fisico con le sue stesse regole. Quanto detto porta a un’incomprensione crescente, superabile solamente utilizzando una valutazione intelligente dei feedback (metacomunicazione), oppure utilizzando qualche forma di manipolazione come leve emotive, ipnotismo, sofismi argomentativi, o altro presenti nel libretto della comunicazione efficace.

•Nel primo caso i comunicatori dialogano efficacemente (presenti ambedue sullo stesso piano di importanza ).

•Nel secondo, dialogano efficacemente, (però presenti su piani d’importanza diversi e non è detto che essi conoscano la propria posizione).

•Nel caso in cui, questi due modi si trovino assieme nello stesso dialogo, non potrà avvenire una comunicazione efficace.

Ad ogni buon conto è ottima cosa, quando si inizia una comunicazione, avere ben chiaro l’obbiettivo da trasferire (che deve essere comune) e non abbandonarlo finche non risulta ben comunicato e ben compreso. Questo emerge dai numerosi feedback di conferma che si ricevono. Nondimeno dovremo fare in modo che l’oggetto della comunicazione venga rilanciato al mittente da colui che presume di aver capito, attraverso le sue metafore, se anche questo passaggio riporta feedback positivi, si potrà procedere oltre nella comunicazione. Ritengo che sia necessario iniziare con locuzioni non complesse per affinare le induzioni/deduzioni che i comunicandi si scambieranno durante la strada verso l’obbiettivo.

E’ necessità tener presente che noi siamo nati sul lato occidentale del globo perciò, siamo intrisi di quella filosofia che tende a classificare, contenere, spiegare, controllare e usare il mondo. Questo mondo cresce perché si costruisce in modo Galileiano “induttivo/deduttivo” e per sviluppare, bisogna assoggettarsi ad accettare degli stereotipi che consideriamo logici (ammettendoli senza discussioni poiché verosimili) per poter su questi andare avanti nel fare, (naturalmente se nel procedere si trovano inesattezze, si dovrà ritornare su detti principi per ri-discuterli, provandoli empiricamente per modificarli e risalire poi a ripristinare l’errore originario) in questo modo funziona la creazione del “nostro” mondo materiale.

Salvo che non si consideri evidente, (cioè non bisognoso di dimostrazioni) qualcosa rilevato dai sensi ma non misurato con qualche grado scientifico, (corrispondenza, causalità, correlazione).

Partendo da una base d’impossibilità, nella definizione stessa della natura (materia), rimanendo costantemente in una situazione d’incertezza, si rimane fermi in quell’affermazione. Se quest’affermazione è espressa solamente per un puro sofisma dialettico, ma abitualmente si utilizzano gli stereotipi citati in precedenza, quali scienza e tecnica, si entra in una contraddizione di forma che impedisce qualsiasi confronto costruttivo.

                LA COMUNICAZIONE INTERPERSONALE: