E’ una bella sera.......... esattamente il  14 Maggio 2010..........

Sono le nove pomeridiane, il sole è calato da poco, l'oscurità lentamente come un drappo copre il mondo visibile. La finestra è aperta per dare la possibilità alla mite temperatura esterna di entrare a tonificare l'ambiente interno, mi sporgo, vedo la strada parallela al corso dell’Adige. Il fiume, lontano solamente poche decine di metri, in questo tratto scorre letteralmente coperto da una folta vegetazione d’ippocastani e pioppi, che lo rendono vivo come un grande verme serpeggiante, quando il vento rovescia disordinatamente le foglie scoprendone il lato chiaro come se fosse spuma d'onda. La tazzona piena di caffè fumante appena preparata sta spargendo nell’aria il suo caratteristico aroma, lo so che per taluni il mio caffè non rientra nell'etica del caffè latino, nero denso e corto, poiché è marrone liquido e lungo, ma l'aroma comunque rimane, e in questo modo posso goderne a lungo. Lo sorseggio lentamente, per non dare problemi alla  cavità orale e in tal guisa Indulgo a guardare il cielo, scrutando il blu alla ricerca d’indizi sul tempo che farà domani. Le luci della strada si sono accese da poco e stanno aumentando lentamente la loro luminosità. Con lo sguardo ansioso cerco la luna, a quest’ora, lo so, la trovo a sud/est, bassa appena sopra le case, è grande e piena, leggermente sbiadita, sfumata di un tenue color rosato, porta intorno a sé uno spesso alone opalescente degradante ai bordi stagliata su un cielo non ancora completamente nero. Sorrido sereno perché l'alone rosato, unitamente alla leggera brezza di grecale che sta lentamente degradando, sono indizi per una previsione di bel tempo. Per essere del tutto sincero devo confessare che qualche ora prima avevo ascoltato le previsioni locali, questo nulla toglie alla soddisfazione personale provata nell'interpretare autonomamente le indicazioni e i segni che la natura mette a disposizione per divinare il tempo futuro. Tutto è pronto per domani. Ricontrollo i materiali ordinatamente allineati nell'ingresso vicino alla porta d'uscita, tanica piena di carburante, cosciale navigatore, tuta estiva, casco, radio PTT, batteria carica, cavetti di collegamento, cartine aeronautiche, piano di volo, documenti. Ora il caffè è finito ed ho solamente desiderio di entrare in quell'ambiente onirico che mi permette di staccare i piedi da terra, senza bisogno di mezzi meccanici e combustibili, in attesa che arrivi l'alba.

Ormai il sole è già alto e caricando alla rinfusa l'attrezzatura pazientemente organizzata la sera prima impreco contro quella diavoleria di sveglia digitale, che dovrebbe essere, specialmente semplice, giacché si programma in quel periodo della giornata dove, l'attenzione sta alla veglia come il ghiaccio sta al fuoco. Ora sono in orrendo ritardo, non che qualcuno in particolare mi stia aspettando ma il ritardo riguarda la mia tabella di marcia, io sono in ritardo con me stesso, il che mi rende particolarmente nervoso. Dovrei essere già arrivato. Sono certo che dimenticherò qualche cosa, anche se continuo in modo maniacale a controllare mentalmente la lista dei materiali caricati, ed il prodotto dell'elaborazione è sempre, tutto ok!. Decido di forzarmi a partire pur con questa sensazione di mancanza, perché è tardi e devo correre. Dovrei essere già arrivato.

La lancetta del contachilometri segna una velocità veramente alta per la strada che sto percorrendo, ma per fortuna oggi è sabato e le strade a quest'ora non sono propriamente occupate. Prendo coscienza che qualcosa mi spinge ad aumentare la velocità. Dovrei essere già arrivato. La velocità aumenta, avverto che la tanica, malamente assicurata, dopo ogni variazione di assetto determinato da impazienti sterzate, emana i vapori classici di benzina. Visualizzo mentalmente la tanica inclinata che versa liquido sulla moquette dell'auto, non giro la testa a controllare per non perdere il contatto visivo con la strada. Questo fa schizzare al calor bianco la mia irritazione, anche se so per certo che il tappo non si può aprire per errore. La velocità aumenta ancora, un'infinità di pensieri incoerenti in successione velocissima si alterna in mezzo all'attenzione adrenalinica che si è accentuata sull'asfalto sfrecciante.

Bene! Adesso ho il controllo completo dell'auto che sfreccia velocissima sul rettilineo mentre un'altra sensazione non tarda a insinuarsi... si! mi sto avvicinando alla velocità perfetta, un leggero senso di autostima tranquillizza la profonda irritazione precedente ma dura solamente un attimo.

Quasi tutta l'umanità attribuisce al “caso” quell’evento dal quale non riesce, non vuole, non può avere una risposta... <<“il caso ha voluto che pestassi quell'escremento canino, è un caso che ci troviamo qui tutti assieme, è un caso che prendessi quella buca sulla strada...”>> si! Quella buca la presi per... “caso” ma con il senno di poi le sequenze causali le ho trovate tutte... e per fortuna ne ho avuto il tempo.

A centocinquanta all'ora una buca profonda un palmo veneziano centrò il pneumatico anteriore sinistro facendolo esplodere, le conseguenze che questo “caso” portò allo svolgimento dei fatti successivi potete ben immaginarlo. Persi il controllo dell'auto. Il piede destro calcò con violenza sul pedale del freno. La situazione peggiorò ancora, in quanto, la macchina sbandò e si trascinò sul lato destro della carreggiata. Qui iniziava la scarpata in discesa di un canale d'irrigazione particolarmente profondo. A quel punto rilasciando il freno e controsterzando sembrò che il mezzo riprendesse la direzione originaria. Durò pochissimo. L'auto, spostandosi diagonalmente, si portò in rotta di collisione con un muraglione medioevale che costeggiava il lato sinistro di quella porzione di strada. Di nuovo freno e controsterzo, la direzione cambiò ancora ma questa volta non impunemente. Il centro della portiera sbatté violentemente contro qualche antico mattone che fece esplodere il cristallo del finestrino. Un numero inverosimile di minuscoli cubetti di vetro m’investì. L'auto si arrestò, poco dopo, non so come, di propria volontà, sul lato contromano della strada. Gli eventi, fino a quel momento, incomprensibilmente silenziosi e muti, mi riversarono addosso tutto il loro fragore, concentrandolo in una frazione di secondo, per poi altrettanto rapidamente silenziarsi. Mentre le funzioni corporali cercavano di recuperare l'equilibrio, rimaneva solo il sibilo accelerato del sangue nel vestibolo........ IL SEGUITO SARA’ AGGIUNTO PRESTO.